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Giacomo Levi Civita

Il sindaco che permise l’acquisizione della Cappella degli Scrovegni

Nato a Rovigo dal commerciante Abramo Levi e da Rachele Civita, Giacomo e la sua famiglia si trasferisce a Padova dove frequenta l’attuale Ginnasio Tito Livio. Si laurea in giurisprudenza all’Università di Pavia ed è un convinto garibaldino: riceve una medaglia al valore militare e un ritratto con dedica di Garibaldi per essere stato volontario in Aspromonte nel 1862 e a Bezzecca nel 1866.

Fedele agli ideali Risorgimentali, contribuisce a mantenere il nome VIII Febbraio 1848 data alla via antistante l’Università in memoria dell’insurrezione studentesca, che già nel 1990 si voleva mutare in via dell’Università. Levi Civita entra a far parte del Consiglio Comunale nel 1877 ed è membro del gruppo democratico al governo della città dal 1900 al 1912: copre la carica di Sindaco dal 1904 al 1910.

Dei primi anni della sua attività al consiglio comunale è la causa che gli procurò grande notorietà, e che consentì al Comune l’acquisizione della Cappella degli Scrovegni […]. Gli interventi del Comune a difesa della Cappella erano cominciati negli anni Venti dell’Ottocento, quando i nobili veneziani Foscari, dal Cinquecento proprietari dell’area dell’Arena, misero mano alla demolizione del palazzo e della Cappella Scrovegni.

(Davi, 2015, pp. 22).

Circolata la voce che la famiglia Foscari volesse vendere ad una società straniera gli affreschi di Giotto, il Comune inizia una lunga serie di tentativi di esproprio senza esito positivo.

Si ricorse ad un “espediente” come lo definì lo stesso Levi Civita, allora giovane avvocato, che ne fu l’ideatore. Egli sostenne, per conto della Fabbriceria degli Eremitani, la causa di rivendicazione dell’amministrazione e della custodia della Cappella […] e riuscì finalmente a provare, con una gran mole di documenti e testimonianze ed una affidatissima requisitoria, che la Cappella fin dalla sua fondazione era stata destinata al pubblico, che ogni anno il 25 marzo, giorno dell’Annunciata, vi si celebrava la Messa, seguita dalla processione, e che quindi, in quanto pubblico luogo di culto, non poteva essere gestita da privati.

Fermati i martelli demolitori, il Comune si fece ripetutamente carico dei restauri per la conservazione degli affreschi, impedendone il degrado.

(Davi, 2015, p.23).

Durante il lungo impegno politico Di Levi Civita, Padova ha vissuto un forte impulso di modernizzazione urbanistica, con la realizzazione di Corso del Popolo, rettifilo tra la stazione ferroviaria e Piazza Garibaldi. Levi Civita da impulso anche allo sviluppo industriale favorendo l’apertura, nel 1906, di una fabbrica di fibre artificiali che diventerà nel tempo la Snia Viscosa, una delle più importanti industrie padovane fino alla metà degli anni Sessanta. Si occupa inoltre della sistemazione idraulica del territorio, colpito dalle alluvioni del 1905 e del 1907. Tra le sue molte battaglie civili ricordiamo l’intervento a favore del divorzio e del riconoscimento della paternità, la difesa della laicità della scuola. Ha un’attenzione particolare per l’istruzione femminile prodigandosi sempre per la scuola tecnica femminile Scalcerle, fondata nel 1869.

Alla sua morte, avvenuta nel 1922, il giornale progressista “Il Veneto” lo definì…

il Sindaco più benemerito, più geniale, più intraprendente di questa vecchia città.

Testo tratto da:

Davi, M. (2015). Biografia di Giacomo Levi Civita in Catalogo del Museo della Padova Ebraica. Saonara, Padova: Il Prado.

Davi, M. (2015). Giacomo Levi Civita amministratore cittadino in Giacomo Levi Civita e l’Ebraismo Veneto tra Otto e Novecento. Padova: Padova University Press.


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